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2018/02/01

Antibufala: burundanga, l’allarme (falso) è tornato

Credit: Davidpuente.it.
Se avete ricevuto tramite WhatsApp o Facebook un avviso che parla di una droga chiamata “burundanga” distribuita da sconosciuti tramite biglietti da visita impregnati, per stordire le persone e derubarle, cestinatelo e se possibile avvisate chi ve l’ha mandato che si tratta di un falso allarme, nonostante il fatto che in calce venga menzionato con nome e cognome un brigadiere della Guardia di Finanza di Reggio Emilia realmente esistente.

Si tratta infatti di una notizia falsa: una droga con questo nome esiste, ma non agisce per semplice contatto con la pelle o per inalazione di biglietti impregnati, e il brigadiere mi ha confermato personalmente che (cito) “si tratta di un racconto "BUFALA" che girava sulla posta elettronica”.

Il brigadiere mi ha spiegato che l’ha inoltrata a qualcuno dal proprio indirizzo istituzionale, che è rimasto in calce all’appello, e mi ha chiesto di non inviarla a nessuno e di cestinarla.

Ma c’è una particolarità: l’allarme circola in questi giorni, ma la smentita da parte del brigadiere mi è arrivata quasi nove anni fa. Infatti questa stessa, identica storia gira su Internet da anni con gli stessi dettagli: la stessa vittima, una donna, che viene avvicinata ad una stazione di servizio, riceve un biglietto da visita da un uomo, che si offre sempre come imbianchino, e inizia a sentirsi confusa e stordita; e lo stesso brigadiere che fa da testimone. Il brigadiere me la smentì a ottobre del 2009. Smentita purtroppo inutile, visto che la storia continua a diffondersi, sempre con il nome, cognome, indirizzo e numero di telefono del brigadiere.

L’allarme è falso non solo perché l’ha smentito un membro della Guardia di Finanza, ma anche perché una ricerca online rivela che quest'esatta scena sarebbe successa negli Stati Uniti, in Canada, nel Regno Unito e in Svizzera, oltre che in Italia. Sembra improbabile che esista una gang intercontinentale di finti imbianchini che da anni frequentano impunemente le stazioni di servizio di mezzo mondo.

Si tratta infatti del classico fenomeno del “garante apparente”: una figura autorevole, come per esempio un agente di polizia, riceve un appello fasullo come questo e lo inoltra ai colleghi e agli amici dal proprio indirizzo di mail di lavoro. Il suo sistema di gestione della mail appone automaticamente in calce le sue coordinate professionali (nome, cognome, professione, numero di telefono) e quindi sembra che l’allarme sia stato autenticato dalle autorità.

Chi riceve questo appello così apparentemente autorevole lo inoltra ai propri amici, senza fermarsi a controllarlo perché è appunto garantito da una fonte affidabile, e così la notizia falsa si propaga e sopravvive per anni. Se lo ricevete, cestinatelo: non solo per evitare angosce inutili ai vostri amici, ma anche per aiutare quel povero brigadiere emiliano che da anni viene tormentato da questa storia, come i suoi colleghi statunitensi, canadesi, britannici e svizzeri che l’hanno inoltrata dal posto di lavoro. E se occupate un posto di lavoro autorevole, non usate la mail di lavoro per inoltrare allarmi di nessun genere. Altrimenti finirete tormentati anche voi.

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