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2010/12/20

Antibufala: squalo elefante nel porto di Liverpool!

Questo articolo era stato pubblicato inizialmente su Wired.it, dove ora non è più disponibile, per cui lo ripubblico qui.

A Liverpool, stando a Repubblica, sarebbe in atto una “caccia all'animale misterioso” apparso in un'immagine di Google Earth del porto della città. Secondo il sito del quotidiano, “l'animale marino” (così viene definito senza esitazioni) sarebbe stato scoperto “da un ragazzo inglese nella zona portuale di Albert Dock, nel quartiere Merseyside” e sarebbe un vero colosso, “più grande delle imbarcazioni ancorate nel porticciolo”.

Non manca la conferma autorevole di “un biologo di Liverpool”, secondo il quale si potrebbe trattare di “uno squalo elefante, magari un vecchio squalo in cerca di un posto dove morire”.

Ma andando a vedere l'immagine originale in Google Earth, disponibile anche in Google Maps, si nota che è estremamente confusa e sgranata e si presta all'equivoco. Certo, la forma è vagamente simile a quella di uno squalo molto grande, però guardando il contesto viene in mente una spiegazione decisamente più semplice: una barca non illuminata dal sole (come alcune delle altre visibili nella zona) che si lascia dietro una scia divisa in tre parti. La barca forma la presunta testa del pesce e la scia forma il corpo e le pinne.

Del resto basta considerare che le immagini di Google Earth e Google Maps non sono in tempo reale e che un pesce di quelle dimensioni non sarebbe passato inosservato agli utenti del porto di Liverpool, per cui negli archivi dei giornali locali ci dovrebbe essere traccia dell'avvistamento clamoroso. Invece non se ne parla affatto, se non per indicare la fotografia citata da Repubblica. Click Liverpool del 17 dicembre, per esempio, fa il nome dello scopritore, che non è “un ragazzo inglese” ma è il trentaseienne Simon Hoban, disk-jockey della stazione locale della BBC. Il “biologo marino” è Tom Cornwell. Il Daily Mail riporta gli stessi nomi e la stessa storia.

Si tratta, insomma, di un classico caso di pareidolia: la tendenza innata a interpretare come forme familiari immagini indistinte o generate dal caso. Il signor Hoban ha probabilmente più dimestichezza con l'aspetto di uno squalo che con quello di una barca in movimento vista dall'alto e quindi ha scelto l'interpretazione ittica, nonostante il ragionamento e il contesto spingano verso una spiegazione meno arzigogolata, che però non avrebbe fatto notizia. L'entusiasmo per la presunta scoperta e la voglia di facile scoop di certi giornalisti hanno completato la bufala.

Come avviene spesso anche in altri campi che hanno a che fare con immagini indistinte e sgranate, come l'ufologia, la criptozoologia o la teoria degli orbs (globi luminosi visibili in certe fotografie notturne), anche in questo caso è venuto meno l'uso del rasoio di Occam: la spiegazione più semplice è di solito quella giusta. Perché tirare in ballo squali elefante dispersi nelle gelide acque britanniche, quando potrebbe trattarsi benissimo di una barca che lascia una scia? O per dirla diversamente: se sentite rumore di zoccoli, pensate a un cavallo o a una zebra?

Magari poi è davvero una zebra, ma prima di esserne certi è indispensabile escludere l'ipotesi più probabile, senza lasciarsi prendere dal facile entusiasmo. Altrimenti – tanto per completare la carrellata di animali – diventa alto il rischio di incappare in una bufala.

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