2017/04/28

Fitbit diventa testimone d’accusa in un caso di omicidio

La vittima dell'omicidio,
Connie Dabate.
Spesso segnalo il problema dell'accumulo inconsapevole di dati personali generato dai dispositivi dell'Internet delle cose, ma stavolta uno di questi dispositivi potrebbe essere decisivo nel risolvere un caso di omicidio e forse incastrare il colpevole.

Arriva da Ellington, in Connecticut, la notizia che la polizia locale sta indagando sull'omicidio di una donna, Connie Dabate, avvenuto nel 2015. Secondo il marito, la donna sarebbe stata uccisa con un'arma da fuoco da un intruso mascherato, un uomo "alto e obeso" dalla voce profonda.

Ma la polizia ha scoperto che il braccialetto Fibit della donna stava ancora registrando dei passi più di un'ora dopo l'orario al quale sarebbe stata uccisa stando al racconto del marito. Anche altri dispositivi domestici, come l'antifurto, i computer, i telefonini e i messaggi pubblicati sui social network, contengono dati che contraddicono le dichiarazioni dell'uomo.

Il marito si dichiara innocente, ma è stato ora incriminato e arrestato ed è soggetto a una cauzione di un milione di dollari.

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