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2016/08/26

WhatsApp passerà dati a Facebook

L’articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale del 2016/08/26. Ultimo aggiornamento: 2016/10/13 23:45.

A parole WhatsApp difende la privacy degli utenti offrendo automaticamente la crittografia end-to-end del contenuto dei messaggi, ma in realtà sta iniziando a condividere le informazioni degli utenti con Facebook, che ha acquistato WhatsApp nel 2014 per circa 22 miliardi di dollari.

Secondo il suo recente annuncio, le informazioni che verranno raccolte e condivise sono il tipo di sistema operativo, la risoluzione dello schermo, l’operatore telefonico usato, un identificativo del dispositivo, il numero di telefonino e il prefisso internazionale dell’utente e la frequenza con la quale l’utente apre WhatsApp: informazioni più che sufficienti a profilare con precisione ciascun utente.

Lo scopo, dice WhatsApp, è consentire a Facebook di offrire agli utenti del social network delle pubblicità più mirate (e viceversa offrire agli inserzionisti ancora più dettagli personali delle vite degli utenti).

Chi vuole negare almeno in parte questa condivisione dei suoi dati fra WhatsApp e Facebook può seguire le istruzioni apposite: in sintesi, quando compare nell’app la proposta di accettare le nuove condizioni d’uso (circa settemila parole), bisogna toccare Leggi per leggere il loro testo completo e poi toccare la casella accanto alle parole Condividi le informazioni del mio account per togliere il segno di spunta sulla condivisione dei dati con Facebook. La proposta non compare immediatamente a tutti gli utenti: può volerci un po’ di tempo, ma alla fine arriva, come ho documentato personalmente qui.

Fonte: WhatsApp


Chi ha già accettato ha 30 giorni di tempo per andare in Impostazioni - Account e disattivare la voce Condividi info account.

Fonte: WhatsApp


WhatsApp aveva promesso di restare indipendente da Facebook nonostante l’acquisizione, ma la promessa è durata poco (non è stata violata formalmente, ma nella sostanza sì). Vale, come sempre, la solita regola: chi usa un’app fornita gratuitamente da un’azienda che invece l’ha pagata miliardi di dollari deve aspettarsi prima o poi di essere trattato non come cliente, ma come prodotto.

Negli Stati Uniti è già partita un’azione di opposizione formale a livello federale a questa condivisione di dati. L’iniziativa è dell’Electronic Privacy Information Center, una delle principali associazioni per la difesa dei diritti digitali del paese.


Fonti aggiuntive: Gizmodo, Bloomberg, Gizmodo, FortuneSophos, BBC, Ars Technica, Gizmodo.

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